Girando per le Marche, è facile ritrovarsi in allegra compagnia all’interno di antiche cantine, dove in grandi botti il buon vino matura.
E’ qui dove la fantasia e l’esperienza hanno portato alla realizzazione di prelibatezze uniche come quella con l’unione del vino con le visciole o dall’elaborazione del mosto che diviene vin cotto o sapa.
In altre cantine invece, tra aromi di legni e spezie, si trovano appese distese di salumi: immobili come soldati in fila, in attesa del momento migliore il completamento della stagionatura.
Affumicati, stagionati o freschi, partendo dal morbido ciauscolo maceratese a quello fermano, o dal salame lardellato fabrianese fino a quello dei Sibillini.
Queste delizie si accompagnano perfettamente con i formaggi freschi o stagionati, sono tutti buoni e genuini, da mangiare con pane cotto a legna o adagiato su soffici sfoglie di farina appena riscaldate come il rinomato crostolo o la più semplice ma non meno gustosa crescia.
Nei giorni di festa, sulle tavole marchigiane, si trovano ancora distese di pasta fresca, tirata a sfoglia sottile, preparata oggi come un tempo.
Mani esperte con gesti rapidi e ritmo costante, tagliandola in strisce più o meno larghe realizzano tagliolini, tagliatelle, pappardelle o in riquadri per farne vincisgrassi, insomma una pasta da condire con sughi ricchi di varietà di carni o, più semplicemente, spolverati da inebriante tartufo.
E per concludere un buon pasto, non possono mancare i distillati del territorio su cui spicca la squisita Anisetta, semplice nei suoi ingredienti e ancora oggi preparata con l’antica ricetta originale.
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